martedì 15 novembre 2011

l’Africa e le mezzelune...

Gli occhi dei miei ragazzi mi guardano dai banchi, curiosi e timorosi  (solo un tantino). Si aspettano da me qualcosa, o tutto. Alcuni fanno finta di non avermi vista entrare, ma se attacco con uno dei miei monologhi ecco che gli rubo l’attenzione e mi auguro che sia per sempre. 
Certi occhi poi, fra gli altri, sono più neri, più profondi, più foolish...direbbe qualcuno e più grandi, forse perchè hanno visto l’Africa o perchè sperano di rivederla. Non so esattamente dove siano nati, cosa abbiano visto,  come abbiano viaggiato, quante lingue conoscano, cosa abbiano fatto prima di arrivare sulla mia strada. Gli chiederei di tutto e di tutto parlerei con loro. Ma prima devo almeno imparare i loro nomi. Non voglio sbagliarli come fanno tutti, e suscitare le solite amare risatine. Sbagliare un nome è un torto grande, perchè è come non riconoscere chi lo porta, ed io non devo commettere quest’errore peraltro banale e scontato. Sembrano difficili da pronunciare, ma è solo un’impressione...mi basta restare concentrata, mettere in fila consonanti e vocali, con ordine e senza fretta, e come per magia iniziano anche a suonare bene. Mentre mi studiano, e cercano di capire a quale categoria di insegnante appartengo, sembrano felici, sereni, spigliati. Io non lo do a vedere, ma  in realtà vorrei già sapere cosa si dicono quando parlano fra di loro, cosa cucinano le loro madri, dove abitano, se hanno fratelli, sorelle, se hanno visto il deserto o attraversato il mare, ma non posso. Un contegno dovrò pur darmelo, anche se scoppio di felicità. Dovrò pur dimostrare agli altri di badare anche a loro. E’ solo che sono così contenta di averli qui con me, con noi...così contenta che ci siano anche loro quest’anno,  che me li prenderei tutti in braccio, tutti in una volta. Ho la straordinaria opportunità di farli crescere con me per un pò e non me la lascio sfuggire.  Posso insegnare loro i segreti della mia lingua, non lo farò sfumare. Mentre salgo in macchina per tornare a casa penso di nuovo ai loro occhi, alle sfumature esotiche dei loro volti e mi prometto che se cucinerò qualcosa  questa volta dentro ci sarà un colore, una spezia, un profumo o una forma. Per ripassare i loro nomi e imparare dai loro sorrisi.

Impasto mezze lune:
60 gr di burro morbidissimo
10 gr di farina
1/2 cucchiaino di cannella
10 ml di aroma di acqua di fiori di arancio
Si impastano gli ingredienti molto velocemente e si lascia in frigo per mezz’ora. Trascorsa la mezz’ora si stende la pasta molto fine, 2 mm al massimo e si ricavano dei dischi di 8-10 cm di diametro su cui si poserà l’impasto alla mandorla.
Ripieno mezze lune:
200 gr di mandorle di mandorle dolci + 3-4 mandorle amare sbriciolate non troppo finemente
25 gr di zucchero semolato bianco
25 gr di zucchero di canna
1 cucchiaino di miele, oppure 1 di glucosio
1 cucchiaino colmo di cannella
20 ml di aroma di fiori di arancio

Si impastano gli ingredienti con un cucchiaio di legno finchè non si ottiene una palla liscia. Si ricavano bastoncini sottili lunghi 3 cm che andranno adagiati sui dischi di pasta sottile. 
Si formano le mezze lune modellandole con le dita,. Si infornano a 150° per 10 minuti, togliendole quando ancora non sono troppo colorate. Appena si raffreddano si tuffano in uno sciroppo fatto mettendo (ad occhio) acqua e zucchero in un pentolino e si lasciano scolare su una griglia. Infine si cospargono di abbondante zucchero  velo. 











Chiedo scusa per le intruse castagne, che poco c’entrano con la ricetta. Abbondano attorno alla  casadellelucertole e i bambini me le portano in casa a piene mani.