Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date...
...cosí la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa la film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore. Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive....” (Antonio Gramsci 1916)
Via su...non volevo essere pesante, pedante, insegnante...volevo solo augurarvi un buon 2012 senza dimenticare che non esistono cesure, soluzioni, stacchi; non esiste il tempo misurato, ma vissuto, non calcolato ma divorato: panta rei...è per questo che il vostro ieri, sarà stato come oggi, e sarà come domani 31, 1, 10 o 13 che sia...Tempo trascorso, prossimo o oramai perso, ma inanellato fra ieri e oggi come le perle di una collana, strettamente connesso come le palline di questo dolce dal miele dell’esistenza. Vi lascio una ricetta tradizionale e molto antica, contenuta in nuovissime, amorevoli e cuoriformi stagnoline "Ikeose".
Vi auguro un buon domani, tanto per cominciare.
E se sarà buono, che i vostri domani di sempre siano come e meglio di quello.
4 uova
farina 00 q.b.
250 gr miele
scorza d’arancia
Impastare le uova intere con quanta farina assorbono, fino ad ottenere una palla soda e liscia, come per fare una sfoglia comune. Si lascia riposare l’impasto per mezz’ora. Si procede prendendo piccole porzioni d’impasto creando dei piccoli bastoncini sottili che bisogna tagliare con un coltello a lama liscia della grandezza di un cecio o poco più. Le palline si friggono in olio di semi di buona qualità dopo averle scrollate un pò dalla farina e si mettono a scolare su carta assorbente quando sono dorati. Si prende una grande padella si versa il miele e quando è molto caldo ed inizia a sobbollire si versano le palline e si inizia a girare e rigirare la pignolata con un mestolo di legno. Quando l’impasto è colloso e dorato si può versare su un piatto da portata impostando la classica forma a ciambella, oppure si può riempire singole formine come quelle che ho utilizzato io. Infine, si spreme la buccia di un’arancia sul dolce appena impiattato per conferire l’aroma mediterraneo che questo dolce merita...e se vogliamo esagerare, aggiungiamo, sempre spalmandolo sulla superficie, un pò di succo dell’arancia stessa.
Vi auguro un buon domani, tanto per cominciare.
E se sarà buono, che i vostri domani di sempre siano come e meglio di quello.
4 uova
farina 00 q.b.
250 gr miele
scorza d’arancia
Impastare le uova intere con quanta farina assorbono, fino ad ottenere una palla soda e liscia, come per fare una sfoglia comune. Si lascia riposare l’impasto per mezz’ora. Si procede prendendo piccole porzioni d’impasto creando dei piccoli bastoncini sottili che bisogna tagliare con un coltello a lama liscia della grandezza di un cecio o poco più. Le palline si friggono in olio di semi di buona qualità dopo averle scrollate un pò dalla farina e si mettono a scolare su carta assorbente quando sono dorati. Si prende una grande padella si versa il miele e quando è molto caldo ed inizia a sobbollire si versano le palline e si inizia a girare e rigirare la pignolata con un mestolo di legno. Quando l’impasto è colloso e dorato si può versare su un piatto da portata impostando la classica forma a ciambella, oppure si può riempire singole formine come quelle che ho utilizzato io. Infine, si spreme la buccia di un’arancia sul dolce appena impiattato per conferire l’aroma mediterraneo che questo dolce merita...e se vogliamo esagerare, aggiungiamo, sempre spalmandolo sulla superficie, un pò di succo dell’arancia stessa.
Curioso che il quadrifoglio, simbolo della fortuna, sia la composizione di 4 cuori....no?
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