venerdì 18 maggio 2012

Le maschere...e i panini con poca identità, un pò dolci e un pò salati





Che Pirandello dovesse fare ingresso, prima o poi, nella casadellelucertole era quasi scontato; era solo questione di tempo, e questione di aspettare il momento giusto per ospitarlo in maniera impeccabile, tanta è l'emozione...
Insomma c'è da pensare a tutto...dove farlo accomodare, cosa offrirgli, e soprattutto quali argomenti affrontare con lui. 
L'interno della casa potrebbe non essere adatto, poca luce...poi i mobili, di colpo non mi piacciono più. Tutto mi sembra corsivo e affatto all'altezza. Meglio giocarsela sull'esterno, sotto il nuovo pergolato, che è bianco candido, luminoso, con l'edera vicina che ombreggia e scuda i volti, quanto basta per indossare la maschera, semmai occorresse,  senza dare troppo nell'occhio.
Lo so, lo so che è un siciliano e che non posso sbagliare, tuttavia andare sul repertorio della tradizione mi sembra rischioso prima ancora che scontato. Allora preparo questi panini, si. Questi. Semplici. Un pò dolci e pò salati. Li servirò con un thè alla menta e la mia marmellata di uva. Perchè voglio che assaggiandoli mi chieda delucidazioni, così potrò, rispondendo, introdurgli le mie ansie sospese, e discorrere con lui, se la coesistenza del dolce e del salato sia o non sia (aldilà dei panini) una sostenibile condanna. 
Mentre mi do da fare con i preparativi, e prego le mie lucertole di non essere troppo invasive oggi, dentro mi sale una malinconia, un dubbioso pensare a come vanno le cose, e di colpo mi sento sovvertita come un quadro di Picasso, schiacciata come una noce,  sopraffatta da tutta, e dico tutta, la crisi d'identità di inizio Novecento...un secolo intero non è servito a rimuovere il problema: identità definite e personalità solide rimangono ancora un miraggio, almeno per chi è disposto ad ammetterlo!
Poi, se anche si fosse restii a rendersene conto,  c'è sempre qualcuno nella vita di tutti i giorni pronto a farti notare che se un attimo prima gli sembravi una giornata di sole, subito dopo gli sei apparsa come una grigia giornata invernale. E allora devi ammettere che è sempre più difficile, nonostante gli anni che passano, trovare una strada che sia UNA, ed essere una cosa che sia UNA. Devi ammettere che è tornato il tempo di rileggere quel suo libro per non sentirsi soli nell'inadeguatezza, cercando di trovare massimo conforto nel fatto che un UOMO, così elegante, oggi, abbia deciso di tornare a farti visita, ad inebriarti con le sue analisi, a dirti che forse, in fondo non è una colpa dell'uomo assumere di volta in volta una forma, una delle tante, per esisterla.



I. Mia moglie e il mio naso.
– Che fai? – mia moglie mi domandò, vedendomi in­ solitamente indugiare davanti allo specchio.– Niente, – le risposi, – mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino.
Mia moglie sorrise e disse: – Credevo ti guardassi da che parte ti pende. 
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestatola coda: – Mi pende? A me? Il naso? 
E mia moglie, placidamente: – Ma sí, caro. Guàrdatelo bene: ti pende verso destra. 
Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto ilmio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altre parti della mia persona. Per cui m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non han­ no avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. 
La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzí come un immeritato castigo. 
(UNO, NESSUNO, CENTOMILA libro I)


Ricopio, per chi mi segue la ricetta che uso sempre. 
Ingredienti:
250 gr di farina 00
250 gr di manitoba
8 gr lievito di birra
3 tuorli
60 gr struttolio (oppure 50 gr di strutto e 10 gr di olio evo)
30 gr di zucchero
10 gr sale
1 cucchiaino di malto (in mancanza 1 cucchiaino di miele)
270 gr di latte 

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